"Giornata Internazionale della Donna" (Scintilla di Speranza e di Resistenza )
Riflessione di PAOLO CALABRESE
La piena partecipazione della donna allo sviluppo sociale produttivo e culturale del Paese è regolata in Italia da una normativa tra le più avanzate dell'Occidente.
È tuttavia, nonostante l'impegno del legislatore e la sostanziale accettazione del dettato degli artt. 3, 29, 37 e 51 della Costituzione repubblicana, permangono gravi squilibri e significate discriminazioni che contrastano l'effettiva attuazione di una politica per le pari opportunità, così come la diffusione di un comportamento sociale e familiare pienamente ispirato al principio della pari dignità .
Nonostante i numerosi sforzi delle Nazioni Unite per promuovere i diritti umani delle donne e l'uguaglianza fra donne e uomini, " le donne continuano ad essere oggetto di gravi discriminazioni".
Pur se il costante incremento della scolarizzazione femminile ed il parziale superamento della bipolarità famiglia-lavoro che hanno contribuito alla formazione di modelli e valori culturali innovativi, la condizione femminile risulta in Italia tuttora penalizzata da diversi fattori:
dalla discutibile efficienza e insufficienza dei servizi di supporto ed assistenza al nucleo familiare,
la preesistente discriminazione dei rapporti di lavoro - ed all'accesso a ruoli dirigenziali.
elementi di fatto cui si fonda una persistente segregazione mansionale, educativa e professionale della donna.
Sulla condizione femminile grava tuttora in buona parte il diffuso disagio sociale derivante dallo scarso livello di presenza ed efficienza dei servizi in Italia.
Sull'intero territorio nazionale, ma soprattutto nel Meridione,
la carenza di consultori,
la carenza di centri per l'interruzione della gravidanza, asili nido,
la carenza di centri di supporto all' assistenza familiare di sostegno, particolarmente mirati sui ceti socialmente meno protetti e sui grandi centri urbani,
la carenza di centri per le attività integrative dei giovani in età scolare,
la carenza di centri per gli anziani e dei disabili,
la donna è chiamata a svolgere un ruolo di supplenza che la penalizza nei rapporti di lavoro e ne mortifica la condizione nella famiglia e nella società.
La crescente disoccupazione femminile cosi come la persistente segregazione mansionale, educativa e professionale, sono in buona misura determinate, oltre che da fattori strutturali, da radicati meccanismi socio culturali.
Nonostante gli importanti traguardi conseguiti in sede legislativa è ancora difficile per la donna in Italia vedere riconosciuto uno status di pari dignità ed un accesso all'attività professionale basato esclusivamente sulla valutazione
dei titoli, della competenza e dell' esperienza.
Nella cultura della parità, nonostante l'evoluzione del diritto nazionale e di quello comunitario nel campo della legislazione paritaria e delle pari opportunità in materia di lavoro,
sono tuttora diffusi pregiudizi culturali che non trovano l' adeguato e necessario correttivo nelle strutture educative di base, nei servizi d'informazione pubblici e privati, negli ambienti di lavoro ed in particolare nelle istituzioni, nel mondo politico e nelle assemblee ove la donna è largamente sottorappresentata.
Da tempo sono inoltre sollecitati decisi interventi contro lo sfruttamento dell'immagine della donna e della diffusione della violenza e delle molestie sessuali.
Bisogna partecipare con altri ad un'azione comune alla definizione di donna in una società autenticamente democratica e realmente fondata sul principio delle pari opportunità, riconoscendosi nei diritti fondamentali dell'uomo.
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