In ricordo di Gianvittorio Pisapia di Agente Megan



 

Nel ricordo di un professore che ha sempre sollecitato i suoi studenti a esplorare nuove prospettive, ad avere visioni di un mondo civile possibile, in quello che amava definire "nuovo sistema ecotonico"


 IL SILENZIO DELLE MANI

Nascita di una coscienza

“un viaggio tra criminologia, psicologia, pedagogia“


Attraverso le strade di corsa stringendo la piccola mano di mio figlio; sono per l’ennesima volta in ritardo ai miei appuntamenti. La manina scivola via più volte ed io prontamente sono lì a riprenderla; è un gesto ormai divenuto consuetudine, anche se lui continua a ripetermi: “Mamma, sono grande ormai, so attraversare da solo“. 

E me le ritrovo dinanzi quelle mani, all’entrata dello spazio espositivo di piazza Gasparotto a Padova, per la presentazione del progetto “Il silenzio delle mani“ di Gianvittorio Pisapia, curato da Maria Luisa Biancotto.

Pisapia è professore associato di “Criminologia e sociologia della devianza” presso l'Università di Padova. Nell'ambito delle attività dell’ateneo ha diretto diverse ricerche, tra le quali si segnalano:
-“Le vittime della microcriminalità” 

-“Mediazione sociale e scolastica”

-“Mediazione penale e conflitti sociali”

-“La mediazione penale nell’ambito della giustizia minorile”

-“Prevenzione e sicurezza: la prospettiva istituzionale”

- “Prevenzione e sicurezza: la prospettiva regolativo - comunitaria”

Oggi io e mio figlio ci sentiamo ospiti privilegiati, perché attraverso un percorso d’immagini ma di poche parole (alcuni dipinti e fotografie in bianco e nero), siamo catapultati verso una riflessione intimistica che costringe a mettere in gioco il nostro mondo possibile.

E la differenza questo spazio interattivo –allietato da una musica dolce di mani sapienti e dal sapore orientale- la fa davvero, coinvolgendo i cinque sensi. E’ un piacevole insieme quello che abbiamo dinanzi: le storie che attraversano le mani rappresentate nella mostra sono espressive quanto le mani di quel giovane che le fa scorrere veloci sui tasti della fisarmonica, le mani dei bambini che dipingono altre mani, le mani degli ospiti e delle amiche di sempre che si stringono e si ritrovano in un abbraccio, le avventure ludico-esplorative di Sabrina, in uno spazio creato ad arte da chi per tanti anni ha saputo cogliere l’essenza dell’altro; da chi ha saputo mettere al servizio dell’altro le proprie conoscenze, il proprio sapere. Gli spazi interattivi e multidisciplinari creati da Gianvittorio Pisapia, le sue battaglie verso il rispetto delle regole e dei luoghi delle regole, l’invito ad avere cura della preparazione professionale, soprattutto degli apparati preposti alla sicurezza dello Stato, i suoi progetti tesi sempre verso la condivisione e l’accoglienza, riporta all’esatta misura della legalità, verso il rispetto dei principi costituzionali e dell'uguaglianza di fronte alla legge.

Come non rimanere sedotti dai versi di Alda Merini?

“Le mie impronte digitali prese nel manicomio hanno perseguitato le mie mani come un rantolo che salisse la vena della vita” e Pisapia ti costringe amorevolmente ad abbandonare per un attimo la poesia e a ripercorrere i passaggi storici, che vanno dalla nascita del primo metodo scientifico d’identificazione personale di Alphonse Bertillon sino alle più recenti procedure fotodactiloscopiche utilizzate dalla Polizia di Stato. Si deve, infatti, proprio a un funzionario di Polizia, Gasti, l’elaborazione della “Classifica deca dattiloscopica Gasti“ ancora oggi sistema più usato per l’identificazione personale. Così ti soffermi di più a guardare i solchi impressi nel dipinto di una mano assassina, mentre per chi scrive la memoria ritorna ad una lontana scena del crimine.

Si legge dal comunicato stampa: „È un percorso che sollecita l’attenzione sulla realtà espressiva e comunicativa delle nostre mani, che costituiscono uno straordinario veicolo di consapevolezza nell’esperienza personale e nelle relazioni con gli altri”.


Uscendo dalla sala mi accorgo di non aver istintivamente cercato la manina di mio figlio ed è una gioia vederlo attraversare  la strada da solo;  è fiero, nella consapevolezza di essere divenuto stasera “un po’ più grande“.


Agente Megan





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