IL GIORNO PRIMA di Alessandra Di Liberto




Sarà capitato a ciascuno, almeno una volta, dopo un accadimento bello o brutto, di rivedere a moviola ogni attimo e di fare un passo indietro con la memoria al giorno prima: la moviola, di solito, funziona benissimo, il passo indietro è, invece, denso, quasi sconosciuto...poi si riesce a ricostruire quasi tutto, ma ci vuole tempo e, a volte, si fanno vere e proprie scoperte su dettagli che avrebbero fatto la differenza.
Queste mie righe, si ispirano a quanto letto in un articolo che riprendeva un'idea, da nuova consapevolezza, del Senatore Lumia: l'antimafia del giorno prima.
Mi preme premettere cosa per me, una siciliana, è la mafia,  al di là e ben prima della constatazione delle efferatezze criminose di cui è capace.
Il non fare sempre e solo il proprio dovere, il prestare il fianco ad interpretazioni possibili e tortuose quando si lavora, il prevaricare con arroganza ed il consentire che ciò accada: questo, per me,  è la mafia; questo è l'humus che fa da terreno fertile per il suo passo successivo ovvero la sopraffazione che, in un contesto quale una pubblica amministrazione, ha forme non cruente ma non per questo meno devastanti per gli effetti.
La corruzione, la concussione, le distorsioni nei meccanismi di evidenza pubblica, potrebbero sembrare solo dilagante malcostume di una classe civica, quella del pubblico dipendente, spesso avvinta da bramosie economiche o di “potere”, ma, a mio avviso, sono la conferma dell'assenza del “giorno prima” ovvero l'assenza di vere regole di controllo e di governo,  unita ad un proliferare poco lungimirante di leggi nei vari settori.
Il pubblico dipendente deve potersi misurare con regole certe e di univoca interpretazione oltre che di facilissima lettura per ogni cittadino; la pubblica amministrazione deve sempre battersi per una formazione costante di tutti i suoi operatori che non lasci spazio ad ignoranze o trascuratezze.
E qui, per me, trova spazio inesplorato l'agire forte di una costruttiva antimafia di lungo periodo: agire con incisività sul “giorno prima”.
Il Legislatore, prima di legiferare dovrebbe rileggersi ed individuare tutte quelle righe che, senza di sicuro volerlo, di fatto agevolano letture contrastanti ed utili per piegare il sistema; i Governi dovrebbero finanziare vere campagne annuali di formazione capillare dei propri operatori così che essi non possano invocare con se stessi misconoscenza delle regole o, peggio, solitudini autoimmuni; la Gestione Apicale, dovrebbe avere, ben coordinata, la leva di una univoca informatizzazione che agevoli una progressiva automatizzazione dei processi amministrativi, così da inibire risposte variegate e difformi al cittadino tanto da divenire autoreferenziali.
Se ad ognuno, con il suo ruolo,  viene assegnato il giusto spazio è, di sicuro, più facile immaginare che il giorno prima di piegarsi ad altrui pressioni il pubblico dipendente abbia consapevolezze che lo motivino a riflettere oltre che impedirgli materialmente di sconfinare in spazio di azione non suo.
Se vengono delineate le giuste forme di controllo che non appesantiscano i procedimenti bensì li guidino, è probabile che il giorno prima che possa maturare un'azione criminosa si accenda una spia che ne interdica lo sviluppo.
In definitiva, a mio avviso, è impellente che la pubblica amministrazione diventi il vero snodo di nuove pratiche preventive; di certo la mafia ha tante strade e nessuna di esse va trascurata, ma il partire dalla gestione della cosa pubblica che, a ben riflettere, permea buona parte della quotidianeità, potrebbe essere un buon passo che metterebbe sotto un riflettore dedicato le coscienze degli attori,  dei cittadini e le regole cui sono entrambi sono chiamati.



  


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