La Legalità: Un Impegno Quotidiano per la Giustizia e la Libertà di Luigi Mattei



         La Legalità: Un Impegno Quotidiano per la Giustizia e la Libertà


       La legalità non è solo un insieme di norme, ma il battito incessante del cuore di una società che desidera essere giusta e libera. È il coraggio di fare scelte difficili, di alzarsi ogni giorno per difendere ciò che è giusto, a costo di tutto. È il sacrificio di chi ha scelto di non piegarsi mai alla mafia, alla corruzione, all’illegalità. Non solo i magistrati come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, Rosario Livantino, e Piersanti Mattarella, ma anche tutti quei giudici, forze dell’ordine, sindacalisti, politici, cittadini e sacerdoti che sono stati trucidati perché hanno avuto il coraggio di alzare la voce contro l’oppressione. Uomini e donne che hanno pagato con la loro vita per la giustizia, per il bene comune.

        La memoria di chi è caduto sotto il colpo della mafia e della camorra non può essere mai dimenticata. La loro lotta non è finita con la loro morte, ma vive nei nostri cuori, in ogni gesto che facciamo per difendere la legalità. Ogni volta che scegliamo di agire con giustizia, ogni volta che non ci adattiamo all’illegalità, li onoriamo. La loro morte è stata un prezzo alto, ma è il testamento che ci hanno lasciato: il rispetto delle regole non è solo una responsabilità, è un dovere verso di loro e verso noi stessi.

          Quando le forze dell’ordine, i magistrati, i sindacalisti, i politici, i cittadini e i sacerdoti diventano bersagli della mafia e della camorra, è segno che la battaglia della legalità è ancora una lotta da combattere. Pensiamo a Emanuela Loi, la prima donna poliziotto a morire in una strage di mafia, assassinata il 19 luglio 1992 insieme ai colleghi della scorta di Paolo Borsellino: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Pensiamo a Giovanni Falcone e alla sua scorta, composta da Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, uccisi il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci. Pensiamo a Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, assassinato il 21 luglio 1979 mentre stava indagando sul traffico internazionale di droga gestito dalla mafia. E ancora, ricordiamo Antonino “Ninni” Cassarà, commissario di polizia, ucciso il 6 agosto 1985 insieme al suo agente di scorta, Roberto Antiochia, da un commando mafioso. E non dimentichiamo Emanuele Basile, capitano dei Carabinieri, assassinato il 4 maggio 1980 a Monreale, Palermo, mentre portava la sua bambina di quattro anni, che miracolosamente rimase illesa. E ancora, ricordiamo don Giuseppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994 a Casal di Principe, mentre si accingeva a celebrare la messa. Ogni loro morte è una ferita aperta, un monito che ci ricorda che il prezzo della libertà e della giustizia è ancora troppo alto, ma che è un prezzo che dobbiamo continuare a pagare.

     Oggi, le sentenze che vengono emesse dai tribunali non sono solo parole scritte. Sono il segno che la memoria di chi è caduto non è vana. Le sentenze sono il frutto della loro lotta e del loro sacrificio. Sono ciò che rimane dopo la morte di uomini come Falcone, Borsellino, Rosario Livatino, Mattarella, Lima, Reina, Diana e tanti altri, che hanno combattuto contro l’oscurità della mafia e della camorra con la speranza che la verità sarebbe emersa, anche dopo il loro sacrificio. Ogni sentenza che smaschera l’illegalità, che restituisce dignità alle vittime, è un passo avanti verso un mondo migliore. Non sono solo le leggi a essere importanti, ma i giudici e le forze dell’ordine che ogni giorno rischiano la propria vita per farle rispettare.

       La legalità non è solo il rispetto delle leggi, è un impegno che ci riguarda tutti, ogni giorno, in ogni gesto. Non possiamo permetterci il lusso dell’indifferenza. Ogni piccolo atto di coraggio, ogni scelta di vivere secondo i principi di giustizia, è un tributo a chi ha pagato con la vita. Non è un compito che possiamo delegare agli altri. Ogni cittadino, ogni magistrato, ogni appartenente alle Forze dell’Ordine, ogni sindacalista, ogni politico e ogni sacerdote ha il dovere di essere testimone di questo impegno, di non abbassare mai la testa di fronte a chi cerca di corrompere la giustizia.

        In questo contesto, è fondamentale che chi ha responsabilità politiche non abbassi mai la guardia e metta in condizioni gli organismi preposti a combattere la criminalità organizzata, fornendo loro risorse adeguate. La lotta contro la criminalità organizzata è una guerra complessa che richiede strumenti efficaci, formazione continua e supporto istituzionale. Senza un impegno concreto da parte delle istituzioni, gli operatori della giustizia e delle forze dell’ordine rischiano di trovarsi in difficoltà nell’affrontare un nemico sempre più sofisticato e pericoloso.

       Il ruolo dei volontari e delle associazioni è fondamentale. Organizzazioni come la Fondazione Antonino Caponnetto e altre realtà impegnate nella promozione della cultura della legalità, operano quotidianamente per diffondere la cultura della legalità, organizzando eventi, incontri nelle scuole e attività di sensibilizzazione tra i cittadini. Il loro impegno silenzioso e costante è un faro di speranza e un esempio di come la società civile possa essere protagonista nella lotta contro l’illegalità.

        La lotta per la legalità è una battaglia che riguarda tutti noi. È un impegno quotidiano che richiede coraggio, determinazione e un senso profondo di giustizia. Onoriamo la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per questa causa, sostenendo le organizzazioni e i volontari che, con il loro operato, rendono il nostro paese un luogo più giusto e libero.

Luigi Mattei

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