NONNO NINO NATO IL 5 SETTEMBRE DI 99 ANNI FA di Salvatore Calleri
Ha amato Firenze, ne è stato amato e lo è tutt'ora. Ha amato Palermo, ne è stato amato ma non a sufficienza. Ha scelto di fare il Giudice. Senza dire nulla alla moglie ha sostituito Rocco Chinnici ucciso con metodo libanese da Cosa Nostra. Ha ottenuto come Pretore al primo incarico la prima sentenza della Corte Costituzionale. Ha combattuto in Africa e ne è tornato pieno di incubi e schierato per la pace. Ha parlato ai giovani di tutta Italia. Ha creato il primo pool antimafia mettendoci quattro moschettieri: Falcone, Borsellino, Guarnotta, Di Lello. Ha amato sua moglie Betta per 61 anni fino alla morte. Ha difeso la Costituzione. Ha per primo, nella storia del nostro Paese, fatto condannare in modo definitivo oltre 400 boss mafiosi. Ha pianto per la morte dei suoi “figli” Falcone e Borsellino. Ha detto "tutto è finito", pentendosene subito. Ha avuto almeno due condanne a morte da parte della mafia, ma è morto naturalmente di vecchiaia a Firenze. All'età di venticinque anni ha scritto nel suo diario: Le difficoltà della guerra mi hanno reso uomo e di questa parola voglio essere sempre più degno. Questa immensa parola significa volontà, amore, purezza, nobiltà e forza”. Ha istruito il maxi processo. Ha vissuto in modo semplice. Ha saputo parlare al cuore della gente. Ha detto sempre in modo gentile, ma fermo, le cose che pensava. Ha dedicato la propria vita agli ideali. Ha difeso la legalità. Ha presieduto la Fondazione Sandro Pertini aiutando la moglie del Presidente Carla Voltolina a farla nascere. Ha difeso gli ultimi. Ha ottenuto la sentenza numero 1 e 2 della nostra Corte Costituzionale. Ha detto: la democrazia è la possibilità di rimettere tutto in gioco. Ha avuto dei funerali affollatissimi da gente per bene. Ha amato lo Stato. Antonino Caponnetto è morto il 6 dicembre 2002. Ha lasciato in eredità un vertice antimafia, giunto alla 27ma edizione, ed una Fondazione che ho il sublime onore di presiedere.
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