Recensione "Come scoprire un cimitero di mafia e portarselo a casa" di Ciro Troiano




 E sì, uno si può imbattere nella nefasta presenza mafiosa anche così, facendo un’escursione naturalistica in una zona impervia, trovando un teschio di un morto ammazzato, scambiarlo per un sensazionale ritrovamento paleontologico e portarselo a casa. Sembra un racconto noir umoristico quello di Giovanni Guadagna, ma in realtà “Come scoprire un cimitero di mafia a San Giuseppe Jato e portarselo a casa” (disponibile su Amazon) è una storia vera, a tratti surreale ma drammaticamente vera, che ci mette a confronto con “la nostra mafia quotidiana”, locuzione che per chi come noi vive a certe latitudini non appare così strampalata: la cappa pesante e asfissiante della criminalità organizzata permea, invisibile ma spietata, ogni dove e ogni momento della giornata.


Giovanni Guadagna ci narra della sua disavventura inserendola, in modo spontaneo, come ogni racconto di mafia che si rispetti, in contesti storici e sociali, ricostruendo e spiegando aspetti culturali e tipologie antropologiche. Fatti e cronache familiari si intrecciano con azioni umane, eventi politici, costumi, istituzioni e organizzazione sociale: in sintesi, con la storia e il tentativo di una narrazione coerente e sistematica dei fatti.


Con il suo stile semplice ma nel contempo forbito e a tratti duro, tipico della migliore scrittura siciliana, Guadagna ci ricorda che per capire il mondo mafioso dobbiamo andare oltre quello che vedono i nostri occhi e toccano le nostre mani, anche se si tratta di un teschio, per valutare non solo ciò che è, ma anche ciò che potrebbe essere.


Il volume, però, non narra solo di mafia. È anche un’aperta dichiarazione d’amore per Palermo e la Sicilia in genere, città e regione in cui è nato e vive l’autore, e dalle quali non si è mai allontanato. Un amore, lacerante e sofferto, che traspare dalle descrizioni delle strade, dal racconto amaro della trasformazione urbanistica selvaggia e violenta che ha rubato natura e poesia, che ha cancellato storie e mondi. È, ancora, una narrazione fatta di ricordi di sapori, di profumi, degli odori forti della campagna, ormai persi, annientati dal cemento, dal consumismo e dalla smania della moda. Sapori che sono un sapere; una sapienza antica che racconta di passioni, lavoro della terra, fatiche, sofferenze e magica poesia.


Un libro che si legge con piacere e che senza fatica ci porta tra storie familiari e di vita giornaliera, e ci mostra come la mafia si manifesti negli ambiti e modi più disparati, spesso senza che se ne abbia nemmeno la consapevolezza.


Nello scrivere la prefazione al volume, conoscendo personalmente l’autore, sono giunto alla conclusione che solo lui poteva vivere una storia simile. Non poteva essere altrimenti per un ragazzo al quale cadde in testa, letteralmente, Bakunin. Sì, proprio così. Quando aveva 13 o 14 anni, come con tenerezza racconta, a casa di un suo cugino fu colpito in testa da un volume di Bakunin, non si sa come caduto dalla libreria: “Dio e lo Stato”. E “ancora duole”, dice.


Un libro da leggere per comprendere, riconoscere, rifiutare e lottare quegli atteggiamenti criminali, spesso ammiccanti e sinuosi, che offendono la nostra quotidianità.


Ciro Troiano

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