SUI TESTIMONI DI GIUSTIZIA SI CAMBI PASSO: SONO UNA RISORSA E NON UN PROBLEMA





SUI TESTIMONI DI GIUSTIZIA SI CAMBI PASSO: SONO UNA RISORSA E NON UN PROBLEMA, COME È DIMOSTRATO DAL CASO DI IGNAZIO CUTRÒ


Da tempo registriamo un approccio sbagliato da parte di diversi Governi con diverse maggioranze nei confronti dei testimoni di giustizia, che sono e rimangono una risorsa essenziale nella lotta alla mafia. 


È bene sempre ricordare che si tratta di cittadini onesti e molto coraggiosi, i quali piuttosto che imboccare la consueta strada dell’omertà scelgono di essere appunto cittadini, così denunciano, rischiano tutto e si affidano totalmente allo Stato. 


Lo Stato raramente si è dimostrato all’altezza di questo delicato affidamento. Il caso di Ignazio Cutrò ancora una volta fa rabbia e crea sconcerto. Sapevamo che era un credibile testimone di giustizia. Sapevamo che la sua denuncia lo aveva costretto a chiudere la sua attività di impresa. Sapevamo del prezzo insopportabile che pagava lui con la sua famiglia per la scelta fatta e mantenuta nel tempo. 


Adesso si apprende dalla giusta e opportuna pubblicazione, da parte dell’attuale Commissione Centrale del Ministero dell’interno sui testimoni, dei verbali delle perizie sul nesso di causalità tra i danni subiti da parte della mafia e quelli economici che effettivamente Cutrò andava sostenuto in modo da salvare per tempo la sua azienda. 


Si rimane invece nella gestione incerta e burocratica e spesso si tralascia anche la stessa sicurezza come è stato fatto per rimanere sempre al caso Cutrò.


Allora chiediamo che si cambi passo. Lo Stato si dimostri all’altezza dell’affidamento che i testimoni fanno. Questo Governo volti pagina. Si faccia in modo che i testimoni restino una risorsa e siano trattati come tale anche nella vita quotidiana, che sia realmente e coerentemente applicata la legge sui testimoni di giustizia già di ottima fattura e ampiamente migliorata nella passata legislatura. 


Alla Commissione nazionale antimafia chiediamo di accertare, proprio a partire dal caso Cutrò, le responsabilità di chi non ha applicato bene la legge e di chi non ha tenuto conto di quanto in possesso della stessa Commissione Centrale sui testimoni. 


È il tempo di agire e agire bene, con rigore e coerenza.

Commenti

  1. Ero un imprenditore , il fatturato della mia azienda era di diversi milioni di euro L anno, avevo 8 dipendenti, ho denunciato il pizzo ho denunciato gli attentati incendiari, le intimidazioni , fino a diventare un bersaglio per diverse cosche mafiose, fino a dovermi nascondere per evitare di essere ucciso, diventare invisibile, diventare un " testimone di giustizia" un folle gesto il mio Quello della denuncia dettato dai valori dall educazione ricevuta e dal mio credo, dalla mia fiducia nella Stato, dopo 8 anni di programma di protezione in cui sono stato obbligato ad entrare assieme al mio nucleo familiare vivo una vita che non mi appartiene una vita in prestito aspettando il momento opportuno per riappropriarmi della mia chissà se capiterà mai, nel frattempo però ho perso tutto quello che avevo, la mia bellissima azienda che con tanto sacrificio ho cresciuto una volta chiusa per poter entrare in programma di protezione è stata completamente ignorata da tutti gli organi dello Stato senza ricevere nulla nessun risarcimemto ,io sono stato dichiarato fallito, non posso usare più il mio nome e non so quando usciro dal sistema tutorio che sarà di me e della mia famiglia. Oggi sono ancora impegnato in processi di mafia, nonostante ho già fatto condannare in via definitiva i miei aguzzini, la domanda è denunceresti ancora? La risposta è sì sempre a prescindere dal supporto e dall aiuto dello Stato. Quello che invece non tollero è ipocrisia di quelle associazioni antiracket e di quei pezzi dello Stato che conoscono benissimo queste realtà e che nonostante tutto si chiedono come mai l imprenditore non denuncia. M.M

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